Quantcast
Channel: Etichette & Prodotti - Il Fatto Alimentare
Viewing all 1575 articles
Browse latest View live

Lunette Orogel: i nuovi concorrenti dei Sofficini Findus, un po’ più cari ma con meno sodio

$
0
0

lunette-orogel1Orogel inaugura un nuovo snack salato, le Lunette, ovvero  prodotti molto simili per forma e per destinazione d’uso ai Sofficini Findus, leader di mercato. Il nome della nuova proposta alimentare trae origine dalla forma e ha come mascotte un lupo che si lecca i baffi. Questa scelta è indicativa del target di consumatori cui si rivolge: bambini e ragazzi. Al momento sono in corso due concorsi a premi, uno dei quali prevede che si dia un nome al lupetto.

 

Le varianti di gusto sono tre: le Lunette con mozzarella e formaggi, quelle con mozzarella e prosciutto e quelle con mozzarella e pomodoro. Sono ricette classiche, le più tradizionali del mercato.

 

sofficini1Il ruolo di questo snack è piuttosto semplice: si tratta di un secondo piatto indirizzato principalmente ai bambini, alternativo alla carne, facile e veloce da preparare e solitamente apprezzato. Ad incrementare la versatilità ci pensano le differenti modalità di preparazione in padella, con la friggitrice o, l’opzione più sana, in forno.

Offrono quindi un servizio al consumatore e sono sfiziosi ma pur sempre piuttosto elaborati, e tutto ciò si  traduce in una quantità di ingredienti difficilmente presenti nelle preparazioni casalinghe.

 

bambino mangiareTrattandosi di un prodotto molto simile ai Sofficini Findus, nella tabella vengono messi a confronto gli ingredienti e i valori nutrizionali di entrambe le marche. Nella comparazione occorre anche considerare che la porzione di Lunette è più piccola (50 g contro i 62,5 g dei Sofficini).

 

Una nota positiva riguarda il contenuto di sodio che, sia per la singola porzione sia per 100 g, è inferiore in tutte e tre le ricette della Orogel. Confrontando le due marche sui 100 grammi della variante con prosciutto cotto risulta importante una differenza: i Sofficini contengono 0,62 grammi di sodio, mentre nelle Lunette il sodio è 0,44 grammi.

 

Al momento lo snack di Orogel ha un prezzo più elevato rispetto a Findus. Le Lunette in confezione da 200g costano 1,75-1,85 euro (circa 8/9 euro al kg), mentre i Sofficini Findus in confezione da 250g sono stati riscontrati ad un prezzo 1,5 euro (6 euro al kg)*.

 

Valeria Torazza

 

LUNETTE OROGEL
Prezzo* confezione da 200g
Tre varianti:

Mozzarella e formaggi

Mozzarella e prosciutto

Mozzarella e pomodoro

 

Due formati:

Scatola da 200g (4 crêpes)

Sacchetto da 350g (7 crêpes)

1,75 – 1,85 euro/confezione

8,75-9,25 euro/kg

44 – 46 centesimi/porzione



lunette-orogel4

 

Lunette Orogel

Sofficini Findus

Mozzarella e Pomodorolunette-orogel3Latte scremato reidratato, farina di grano tenero, mozzarella di latte italiano 9,2% (latte, sale, fermenti lattici, caglio), uova, doppio concentrato di pomodoro 4,9%, amido di frumento, olio di semi di girasole, passata di pomodoro 1,7%, sale, formaggio grana padana DOP 0,6% (latte, sale, caglio, conservante: lisozima da uovo), basilico, lievito di birra, zucchero caramellato, paprica, curcuma, cipolla, aglio, pepe nero. Pomodoro più Mozzarellasofficini3Pomodoro 33%, latte scremato reidratato, farina di grano tenero, mozzarella 12,8% (ingredienti: latte, sale, fermenti lattici, caglio), olio di semi di girasole, uova, amido di frumento, formaggio (ingredienti: latte, fermenti lattici, sale, conservanti: lisozima da uovo; caglio), sale, basilico, cipolla, succo di limone da concentrato, lievito di birra, paprica, aglio, origano, estratto di malto d’orzo, pepe nero.
Mozzarella e Prosciuttolunette-orogel2Latte scremato reidratato, farina di grano tenero, mozzarella di latte italiano 7% (latte, sale, fermenti lattici, caglio), uova, prosciutto cotto affumicato naturalmente 6,7% (carne suina, sale iodato, destrosio, saccarosio, spezie, antiossidante: ascorbato di sodio, estratti di rosmarino, conservante: nitrito di sodio), amido di frumento, olio di semi di girasole, sale, formaggio Grana Padano DOP 0,6% (latte, caglio, conservante: lisozima da uovo), lievito di birra, zucchero caramellato, paprica, curcuma. Prosciutto Cotto più mozzarellasofficini2Latte scremato reidratato, farina di grano tenero, prosciutto cotto affumicato 10,7% (ingredienti: coscia di suino, acqua, sale, destrosio, sciroppo di glucosio, aromatizzanti di affumicatura, stabilizzanti: trifosfati; antiossidanti: ascorbato di sodio; aromi, conservanti: nitrito di sodio) mozzarella 8% (ingredienti: latte, sale, fermenti lattici, caglio), olio di semi di girasole, uova, formaggio (ingredienti: latte, fermenti lattici, sale, conservanti: lisozima da uovo, caglio), amido di frumento, sale, succo di limone da concentrato, lievito di birra, paprica, pepe nero, noce moscata, estratto di malto d’orzo.
Mozzarella e Formaggilunette-orogel1Latte scremato reidratato, farina di grano tenero, uova, mozzarella di latte italiano 5,9% (latte, sale, fermenti lattici, caglio), formaggio Edamer 4,9% (latte, fermenti lattici, caglio, sale), amido di frumento, olio di semi di girasole, sale, formaggio Emmental 0,7% (latte, fermenti lattici, caglio, sale) formaggio Grana Padano DOP 0,6% (latte, sale, caglio, conservante: lisozima da uovo), lievito di birra, zucchero caramellato, paprica, curcuma. Formaggi più mozzarellasofficini1Latte scremato reidratato, farina di grano tenero, mozzarella 8% (ingredienti: latte, sale, fermenti lattici, caglio), olio di semi di girasole, formaggio 5% (ingredienti: latte, fermenti lattici, sale, conservanti: lisozima da uovo; caglio), uova, amido di frumento, sale, formaggio lochkaese 0,7% (ingredienti: latte, sale, fermenti lattici, caglio), succo di limone da concentrato, lievito di birra, paprica, estratto di malto d’orzo.

 

VALORI NUTRIZIONALI MEDI
Lunette mozzarella e pomodoro Sofficini Pomodoro più mozzarella
  Per 100g Per pezzo 50g % GDA Per 100g Per pezzo 62g % GDA
Valore energetico 179 kcal – 752 kJ 89 4 210 kcal- 880 kJ 130 7
Grassi g 5 2,5 4 9 6 9
- di cui saturi g 1,7 1 5 3 2 10
Carboidrati g 26,2 13,1 5 24 15 6
- di cui zuccheri g 6,5 3,3 4 3 2 2
Proteine g 6,6 3,3 7 8 5 10
Fibre alimentari g 1,2 0,6 2 1 0,6 2
Sodio g 0,46 0,23 10 0,52 0,32 13
Lunette mozzarella e prosciutto Sofficini Prosciutto cotto più mozzarella
  Per 100g Per pezzo 50g % GDA Per 100g Per pezzo 62g % GDA
Valore energetico 185 kcal – 780 kJ 93 5 220 kcal – 930 kJ 140 7
Grassi g 5,6 2,9 4 9 6 9
- di cui saturi g 2,3 2,8 14 2,5 1,5 8
Carboidrati g 22,7 5,3 2 25 16 6
- di cui zuccheri g 5,7 11,4 13 3,5 2 2
Proteine g 10,5 3,3 7 10 6 12
Fibre alimentari g 1 1,2 5 0,8 0,5 2
Sodio g 0,44 0,22 9 0,62 0,39 16
Lunette mozzarelle e formaggi Sofficini Formaggi più mozzarella
  Per 100g Per pezzo 50g % GDA Per 100g Per pezzo 62g % GDA
Valore energetico 188 kcal – 791 kJ 94 5 230 kcal -960 kJ 140 7
Grassi g 5,6 2,8 4 10 6 9
- di cui saturi g 1,9 1 5 3 2 10
Carboidrati g 27,3 13,7 5 26 16 6
- di cui zuccheri g 5,5 2,8 3 3,5 2 2
Proteine g 6,5 3,3 7 9 6 12
Fibre alimentari g 1,1 0,6 2 0,8 0,5 2
Sodio g 0,47 0,22 9 0,52 0,32 13
Calcio 160 mg (20% Rda) 80 mg (10% Rda*)

 

*Prezzi indicativi

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, Lunetteorogel.it, Findus.it


Quando l’etichetta è verde, lo snack sembra più sano. Lo dimostra uno studio americano della Cornell University di New York

$
0
0

etichetta nutrizionaleVerde, rossa o bianca? Non è un problema di bandiera, ma di etichetta. Parliamo in particolare del colore scelto per la confezione di uno snack dolce. Non si tratta di una questione irrilevante, né puramente estetica: la scelta cromatica, cioé il fatto che il produttore propenda per un colore piuttosto che per un altro, influisce sulla percezione che i consumatori hanno della salubrità e può quindi condizionare l’acquisto.

 

Un’etichetta verde fa apparire lo snack più sano, soprattutto a coloro che danno molta importanza alla qualità della propria alimentazione. Questa, almeno, è la conclusione di un piccolo studio condotto da Jonathon Schuldt, direttore del Social Cognition and Communication Lab della Cornell University di Ithaca (New York, Usa).

 

candybar etichetta verdeLa ricerca si inserisce nell’ampio filone di indagini sull’impatto che hanno le cosiddette front label, le etichette poste sulla parte anteriore della confezione. Di solito i produttori cercano di usarle per  veicolare  messaggi positivi o per dare risalto ad aspetti nutrizionali percepiti come vantaggiosi (come ad esempio la presenza di acidi grassi “buoni” o un basso contenuto di sale).

Per la sua ricerca, Schuldt ha preso spunto da un’iniziativa della multinazionale Mars Incorporated, che da qualche tempo ha scelto di apporre sulla confezione di alcuni prodotti molto richiesti dal mercato americano (come le M&Ms o le barrette Snickers) un’etichetta verde con il contenuto di calorie riferito alla razione giornaliera raccomandata.

 

color-candy labelIl direttore del laboratorio ha strutturato in due fasi distinte l’indagine, pubblicata nel numero di febbraio di Health Comunication (Does green mean healthy? Nutrition label color affects perception of Healthfulness). Nella prima, ha chiesto a 93 volontari di immedesimarsi nel ruolo di una persona affamata mentre percorre il  corridoio dei dolci di un supermercato. In seconda battutta ha mostrato loro l’immagine di una barretta al cioccolato. In alcuni casi, lo snack aveva un’etichetta verde con l’indicazione del contenuto calorico (260 kcal, pari al 13% della razione giornaliera), in altri la barretta aveva un’etichetta rossa, con le stesse informazioni.

Alla fine Schuldt ha chiesto a ciascun volontario di esprimere un giudizio sulla salubrità del prodotto osservato. È emerso chiaramente che la barretta con l’etichetta verde veniva giudicata più sana e meno calorica rispetto a quella con l’etichetta rossa.

M&M's label

La seconda fase dello studio ha coinvolto un  gruppo di 60 volontari e si è svolta analogalmente alla prima, con una sola differenza: l’etichetta rossa è stata sostituita da una bianca, ritenuta più neutra (spesso il consumatore dà al colore rosso un significato di allarme e divieto). Ai partecipanti sono state poste alcune domande per capire quanta importanza diano alla salubrità di un prodotto e se la ritengano un criterio in grado di influenzare acquisto e consumo.

Con una certa sorpresa, Shuldt ha verificato che più i consumatori ritenevano importante il criterio di salubrità, più si mostravano critici verso  l’etichetta bianca. Si tratta di un aspetto che però non si riscontra quando l’etichetta è di colore  verde. Secondo lo studioso le persone motivate a scegliere cibi sani e salutari sono influenzate dalla sfumatura verde dell’etichetta: questo colore avrebbe in qualche modo il potere di regalare un’aura salutistica a cibi poveri dal punto di vista nutrizionale. La presenza di una green label, in altri termini, induce i consumatori a giudicare i cibi  nutrizionalmente più equilibrati rispetto a quanto lo siano in realtà.

 

La conclusione è sorprendente: anche il colore delle etichette è uno strumento di comunicazione “implicita” e di condizionamento del consumatore, ed è quindi  un elemento cui gli enti regolatori dovrebbero prestare più attenzione. 

 

Valentina Murelli

 

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, Mars Incorporated, Jonathon Schuldt/Cornell University

 

Latte microfiltrato Coop ed ÈPiù: il produttore è lo stesso, anche l’etichetta e il prezzo sono simili, cambia però la filiera

$
0
0

epiu-latte-microfiltratoL’azienda che produce il latte microfiltrato “ÈPiù” è la stessa che confeziona lo stesso prodotto firmato Coop. Per capire meglio di cosa si tratta stiamo parlando di un latte sottoposto a una filtrazione in grado di eliminare il 99,9% della flora microbica originaria, lasciando inalterati i principi nutritivi e le caratteristiche organolettiche. Considerando che non ci sono altri ingredienti è lecito chiedersi se esistono differenze tra i due marchi. Prima di esaminare questo aspetto conviene focalizzare l’attenzione sul processo di lavorazione. Il latte giunto alla centrale viene trasferito in cisterne e fatto passare attraverso una membrana in grado di trattenere i vari microrganismi presenti, per essere poi sottoposto ad una pastorizzazione più blanda rispetto al latte fresco, vista la minore presenza di batteri.

 

Il motivo per cui molti consumatori comprano il latte microfiltrato è la possibilità di conservarlo in frigorifero per un periodo quasi doppio rispetto a quello fresco pastorizzato. Se il primo scade 6 giorni dopo il giorno di  confezionamento, quello microfiltrato arriva a 11.

 

coop-microfiltrato-latteIl Fatto Alimentare ha preso in esame il latte microfiltrato pastorizzato parzialmente scremato “ÈPiù” prodotto da Padania Alimenti S.r.l. e il latte Coop con la stessa denominazione, confezionati entrambi nello stabilimento di Casalmaggiore (CR) in Via Enrico Fermi 79. Il latte ÈPiù si trova solo in alcuni supermercati e ipermercati, perchè l’attività principale dell’azienda è produrre latte con il marchio delle catene. Anche il prezzo medio di ÈPiù risulta molto simile a quello del prodotto confezionato per altre insegne (da 1,05 a 1,10 euro ed è comunque inferiore rispetto alla media del  latte fresco venduto a prezzi superiori).

 

Confrontando le etichette del cartone di latte microfiltrato Coop e quello di Padania Alimenti è sin troppo evidente la similitudine dei valori nutrizionali e questo rafforza l’idea di avere di fronte prodotti uguali. Non è proprio così. La differenza sostanziale è da ricercare nella materia prima. Coop precisa che “il processo tecnologico è lo stesso ma la materia prima, come riportato anche sulla confezione, arriva da allevamenti italiani selezionati, caratterizzati da alimentazione delle vacche senza OGM, dunque fa parte della filiera Qualità Sicura Coop”.

Un’altra differenza riguarda la scadenza, il latte microfiltrato ÈPiù ha una scadenza di 13 giorni oltre a quello del confezionamento,  mentre Coop propone 11 giorni più quello del confezionamento d’estate e 12 giorni più quello del confezionamento d’inverno.

 

latte donnaPadania dice che “il latte microfiltrato Coop non è esattamente omologo al latte ÈPiù, anche se entrambi utilizzano solo materia prima italiana come viene indicato sulla confezione. Il prodotto Coop non è confrontabile con le altre marche che utilizzano latte italiano, perchè si tratta di una filiera dedicata Le regole del disciplinare prevedono l’alimentazione delle mucche con mangimi non OGM e senza grassi animali e proteine aggiunte,  proveniente da  mangimifici selezionati e controllati)”.

 

L’ultima nota su Coop riguarda il livello di aflatossine nel latte e nei mangimi che risulta inferiore al 50% rispetto al limite massimo stabilito dalla legge (*) . Si tratta di un elemento di qualità riconosciuto all’allevatore con un incremento del prezzo al litro. Per dovere di cronaca ricordiamo che nel 2005 il latte microfiltrato Coop ha ottenuto dall’ente CSQA una certificazione di prodotto  senza OGM e di controllo delle caratteristiche igienico-sanitarie.

(*) Le aflatossine sono sostanze prodotte da alcuni tipi di funghi e/o muffe che, in particolari condizioni climatiche, possono formarsi su mais, grano e altri cereali e attraverso il mangime contaminare indirettamente il latte. L’aflatossina del latte si chiama M1 (M sta per milk=latte) e deriva dall’eventuale presenza di aflatossina B1 nei mangimi somministrati agli animali. Le aflatossine sono considerate “possibili agenti cancerogeni nell’uomo”, tanto che sono entrate in vigore norme comunitarie molto stringenti che fissano il limite di ammissibilità di aflatossina M1 nel latte,  in caso di superamento di tale limite il prodotto non può essere commercializzato.

 

Claudio Troiani

© Riproduzione riservata

 

ÈPiù – Latte microfiltrato pastorizzato parzialmente scremato

epiu-latte-microfiltratoValori nutrizionali medi (per 100ml di prodotto)

Valore energetico 47 Kcal199 KJ
Proteine 3,2 g
Carboidrati 5,0 g
Grassi 1,6 g
Calcio 122 mg
Confezione da litro: Tetra Top Katla Tetra Pak

 

Coop – Latte microfiltrato pastorizzato parzialmente scremato

coop-microfiltrato-latteValori nutrizionali medi (per 100ml di prodotto)

Valore energetico 49 Kcal206 KJ
Proteine 3,4 g
Carboidrati 5,0 g
Grassidi cui: saturi 1,7 g1,2 g
Colesterolo 7,0 mg
Calcio 120 mg
Fibre alimentari 0,0 g
Sodio 0,05 g
Confezione da litro: Tetra Top® Tetra Pak

 

Foto: Photos.com, Epiulatte.com

Carne separata meccanicamente: nuove regole per la poltiglia rosa ottenuta spremendo le carcasse di pollo e utilizzata per i wurstel

$
0
0

carne macinataLa maggior parte dei consumatori non conosce la carne separata meccanicamente (Csm) nonostante sia il principale ingrediente di molti wurstel di pollo. Si può trovare anche nei ripieni di tortellini, nei piatti pronti a base di pollo, nelle lasagne e negli hamburger serviti nei fast food di alcuni Paesi (non in Italia).

 

La carne separata meccanicamente è un prodotto della macellazione di cui non si parla volentieri. Sulle etichette deve essere citata, ma le aziende spesso cercano di farlo in modo poco evidente, attraverso caratteri tipografici microscopici, oppure impiegando asterischi a fianco della scritta “carne di pollo” che rimandano a zone remote della confezione. I produttori cercano in tutti i modi di camuffarne la presenza perchè si tratta di quello che rimane delle carcasse spremute di pollo o di tacchino dopo avere tolto ali, cosce e petto. Il tutto viene poi sottoposto ad alta pressione in uno speciale tritacarne dal quale esce una poltiglia rosa utilizzata per produrre i wurstel e altri piatti. C’è anche la carne separata meccanicamente ottenuta dalle ossa del maiale, in questo caso si usano strumenti che tolgono le fibre muscolari rimaste con uno strumento che lavora a bassa pressione, per cui alla fine  si ottiene un prodotto che assomiglia alla carne macinata.

 

cordon bleuNel primo caso la poltiglia rosa ha un contenuto di calcio maggiore e anche la quantità di grassi e di colesterolo raggiunge livelli elevati, essendo ottenuta spremendo le carcasse. Si tratta di un ingrediente dal valore  merceologico mediocre, sempre  più utilizzato dalle aziende perchè costa poco. Possiamo dire che  la presenza di Csm in un wurstel di pollo, in una crocchetta, in un cordon bleu o in un arrotolato di tacchino non è  indice di qualità (i wurstel tedeschi di buona qualità non impiegano questo tipo di materie prime).

 

L’Autorità per la sicurezza alimentare europea ha elaborato qualche settimana fa un documento che per la prima volta cerca di regolamentare un settore dove non esistono norme di riferimento e metodi di valutazione. Il dossier propone di adottare la percentuale di calcio (rilasciato dalle ossa durante la spremitura o l’asportazione delle fibre musolari)   come parametro per stabilire la quantità di carne separata meccanicamente presente. Il valore di 21 mg/100g corrisponde al 10% di Csm, se il calcio arriva a 39 mg/100g la stima è del 50%, mentre se lievita a 81,5 mg/100g equivale al 90%. Il massimo si raggiunge con 100 mg/100g di calcio equivalente al 93,6% di carne separata meccanicamente utilizzata. Questo schema affiancato all’analisi del colesterolo e alla valutazione microscopica di danno muscolare a carico delle fibre, permette di ottenere risultati verosimili sulla quantità di Csm nel cibo.

 

wurstelSecondo l’Efsa il rischio di crescita microbica nella carne di pollo, tacchino o di maiale separata meccanicamente è maggiore quando si usano alte pressioni, perchè la lavorazione provoca una maggiore distruzione delle fibre muscolari, favorendo lo sviluppo batterico. Il sistema a bassa pressione  stressa meno le fibre e il rischio di contaminazione microbica può essere equiparato a quello della carne macinata.

 

Roberto La Pira

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com

Il vino “naturale”, quello “libero” e il “biologico” non sono affatto la stessa cosa. FederBio fa chiarezza e spiega le differenze tra marketing e normativa

$
0
0

Vino libero FarinettiLe pagine di pubblicità del cosiddetto vino “libero” apparse sui quotidiani nazionali negli ultimi mesi hanno gettato un po’ di scompiglio e di confusione sui concetti che ruotano attorno a naturalità e produzioni biologiche. Il Fatto Alimentare, con l’aiuto di FederBio, prova a fare un po’ di chiarezza.

 

Oscar Farinetti, patron di Eataly, oltreché di Tenuta Fontanafredda (vino), del Pastificio Afeltra di Gragnano, di Lurisia  (acqua minerale e bevande analcoliche) e altro, ha fatto gran vanto del cosiddetto vino “libero”, descritto in un’intervista come «libero dai concimi chimici, libero dai diserbanti, libero dai solfiti (-40%)».

 

«I vigneti di vino “libero” saranno anche liberi da fertilizzanti e diserbanti», spiega Paolo vino 156721998Carnemolla, presidente di FederBio, «ma non lo sono da insetticidi e antricrittogamici. I solfiti saranno anche il 40% in meno di quanto consentito dalla normativa generale, ma per gli altri coadiuvanti e processi c’è – appunto – libertà. Tenuta Fontanafredda ha anche annunciato il progetto “Riserva bio” in cui il termine “bio” è associato soltanto alla “CO2 neutral” (a emissioni zero di CO2), mentre per il resto rimane una normale grande azienda, basata sull’agricoltura integrata, non certo un’azienda biologica».

 

Prosegue il presidente di FederBio: «Nei fatti, si tratta di una pura e semplice operazione di marketing che, contando sulla scarse conoscenze agricole e dei processi di trasformazione da parte del pubblico, tenta di accreditare una nuova categoria di prodotto a scapito di altre. La comunicazione al pubblico sul vino “libero” è assai poco trasparente e oscilla tra l’ingannevole e l’insidioso; è anche condita da affermazioni quali “Il biologico è un concetto confuso e farmaceutico che non piace a noi gourmet“.

vini scaffaleFarinetti sta lavorando per introdurre un sistema di certificazione alternativo a quello dei sistemi di qualità regolamentati dalla UE; possiamo quindi concludere che operi anche per disorientare il consumatore, causando grave danno al comparto vitivinicolo biologico».

 

E questo appare tanto più grave, quanto più si pensi al notevole potere mediatico di Oscar Farinetti, nel bene e nel male (1).

 

VinItaly Bio é una delle soluzioni adottate da FederBio per mostrare agli operatori e ai consumatori internazionali i soli veri vini biologici e biodinamici, certificati in conformità alle regole europee (Regolamento UE 203/2012, ne abbiamo già parlato). L’accordo con Verona Fiere è stato siglato il 9 aprile 2013. A partire dalla prossima edizione del 2014, il Vinitaly manterrà quindi il Salone Bio ben distinto dal Salone Vivit, dedicato al vino “naturale” che esprime la tipicità e il legame col territorio, ma non ha nulla a che vedere con le produzioni biologiche.

 

Dario Dongo

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com

Nota

(1) Per una breve rassegna stampa sul tema, redatta da Federbio.reg. UE 203/2012, http://www.ilfattoalimentare.it/vino-biologico-regolamento-ue.html

 

 

Che cosa c’è dentro un Cordon Bleu? Troppa carne separata meccanicamente dice il blogger di Papille Vagabonde

$
0
0

carne impanata Günther, il blogger di Papille Vagabonde, ha pubblicato un’interessante analisi comparativa sui piatti pronti da cuocere a base di carne di pollo e tacchino con un ripieno di formaggio e prosciutto venduti come “Cordon Bleu”.

I prodotti presi in considerazione in vendita nei supermercati sono 6.

1)  Cordon Bleu Coop

2)  Cordon Bleu Classico Aia

3)  Cordon Bleu Fileni

4)  Cordon Bleu con prosciutto e formaggio Amadori

5) Cordon Bleu Pam

6)  Cordon bleu di pollo e tacchino confezione risparmio c/r (venduto nei supermercati Esselunga ma senza il marchio della catena, dal codice sull’etichetta IT 762L CE  si desume che è prodotto da AIA).

Ed ecco alcuni tra i risultati più interessanti dell’analisi comparativa.

 

Il primo elemento preso in esame riguarda la quantità di carne. Mentre un Cordon Bleu preparato a casa contiene almeno il 60-70% di petto di pollo o di tacchino, nei prodotti pronti la percentuale è di gran lunga inferiore e varia dal 36% al 46%, come evidenziato nella tabella. La carne rappresenta quindi una quantità rilevante ma non maggioritaria del prodotto.

 

PRODOTTO
(100 g)
CARNE  FORMAGGIO PROSCIUTTO ALTRI INGREDIENTI
Cordon bleu casalingo 70 10 10 10
Aia 46 4 5,15 44,85
Fileni 42 7,1 6 44,9
Coop 41 7,45 5,6 45,95
Amadori 39 5,3 7,2 48,5
Cordon bleu C/R  Aia – venduto da Esselunga (*) 36 4,5 8 49
Pam 36 4,5 8 51,5

(*) venduto nei supermercati Esselunga ma senza il marchio della catena, dal codice sull’etichetta IT 762L CE  si desume che è prodotto da AIA.

 

carne-csm Günther rileva che se in casa si usa di solito il petto di pollo o di tacchino, le aziende impiegano e dichiarano in etichetta “carne di pollo” o “carne di tacchino” ma raramente utilizzano parti nobili.

Pam, Amadori, Aia, Fileni e il Cordon Bleu proposto sui banchi di Esselunga e prodotto da Aia impiegano carne separata meccanicamente (Csm) di pollo e tacchino in proporzione variabile (dal 4 % di Fileni  al 36% di Pam e del prodotto Aia venduto da Esselunga. Solo Coop  si distingue dagli altri perchè non usa carne separata meccanicamente.

 

Come Il Fatto Alimentare ha più volte scritto, la Csm è una “poltiglia rosa”, ossia un “impasto” ottenuto mediante un procedimento industriale che permette di  recuperare la maggior quantità possibile di carne spremendo ad alta pressione le carcasse dei polli contro un setaccio finissimo. La presenza di Csm, come ha scritto nel suo blog Gianna Ferretti, non si può considerare indice di qualità. In conclusione, un piatto della tradizione gastronomica internazionale viene proposto a livello industriale da alcune marche utilizzando un prodotto di mediocre qualità ottenuto dalla macellazione di pollo o di tacchino.

 

CORDON BLEU
CORDON BLEU (C/R) prodotto da Aia e venduto da  Esselunga cordon bleu c/r esselunga PAMCordon Bleu PAM AMADORICordon bleu Amadori AIACordon Bleu Aia FILENICordon bleu Fileni COOPCordon Bleu Coop
Csm di pollo 18%Csm di tacchino 18% Csm di pollo 18%Csm di tacchino 18% Csm di pollo 8% Csm di tacchino 15% Csm di pollo 4% /
/ / Carne di pollo 12% Carne di pollo (filetto) 18% Carne di pollo 29% Carne di pollo 25%
/ / Carne di tacchino 19% Carne di tacchino 13% Carne di tacchino 9% Carne di tacchino 16%
Prosciutto cotto di tacchino 8% Prosciutto cotto di tacchino 8% Prosciutto cotto di tacchino 7,2% Prosciutto cotto di tacchino 6,5% Prosciutto cotto di pollo e tacchino 6% Prosciutto cotto di suino 5,6%
Formaggio 4,5% Formaggio 4,5% Formaggio 5,3% Formaggio 4% Preparazione al formaggio 7,1% Formaggio 7,4%
6,51 €/Kg 4,90 €/Kg 15,82 €/Kg 10,38 €/Kg 8,56 €/Kg 9,92 €/Kg

 

Quanto ai prezzi rilevati all’inizio di febbraio 2013 il blogger osserva una notevole variazione tra un prodotto e l’altro non supportate da elementi qualitativi, vista la composizione simile di ingredienti.

 

lente ingrandimento donna Quale formaggio e quale prosciutto? Sulle confezioni troviamo solo la generica scritta “formaggio”, senza altra specifica, e questo non depone certo a favore della qualità. Quanto al prosciutto nella maggior parte di casi si tratta di prosciutto di tacchino o di pollo e tacchino e non di maiale come si potrebbe immaginare. Ancora una volta Coop si differenzia dagli altri prodotti perchè usa vero prosciutto cotto di maiale.

 

Quanto al sale, fa ancora notare Günther, solo due aziende (Coop e Amadori) indicano la quantità di sodio in etichetta, quando ormai si tratta di un dato molto importante per i prodotti pronti da cuocere che di solito ne contengono troppo. L’ultimo appunto riguarda i caratteri tipografici usati per la lista degli ingredienti molte volte talmente minuscoli da risultare illeggibili.

 

Analizzando l’elenco degli ingredienti e le tabelle nutrizionali sulle confezioni si nota che tutti hanno un valore energetico più alto e contengono più grassi e carboidrati rispetto a un Cordon Bleu casalingo preso come riferimento. Se consideriamo il trattamento di frittura in padella, il contenuto di grassi e il valore calorico cresce ancor di più. Secondo Günther non bisogna pensare alle vaschette di Cordon Bleu industriali come a un piatto di carne bianca adatto a chi deve privilegiare pietanze povere di grassi saturi. Valutando però gli ingredienti risulta evidente la superiorità qualitativa di Coop rispetto agli altri prodotti industriali. Insomma se proprio siete golosi – sembra dirci il blogger – il Cordon Bleu fatevelo da soli.

 

Anissia Becerra

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com

Le Coccole Bonduelle nella nuova versione spinaci, fagiolini e broccoli. La verdura diventa sfiziosa ma semplice

$
0
0

coccole-bonduelle1Tra i surgelati arrivano i nuovi piatti pronti della Bonduelle che strizzano l’occhio a raffinatezza e naturalità. I surgelati rappresentano per molti un alimento pratico, di cui si può fare scorta per poi utilizzare quando se ne ha bisogno. Un altro elemento a loro favore è la stabilità nel prezzo che, a differenza dei freschi, non è soggetto alle fluttuazioni dovute dalla produzione e dalla distribuzione.

 

Nel variegato mondo dei -18 °C hanno trovato spazio anche gli alimenti pronti ma con una connotazione naturale; è forse in questo ambito si inserisce la linea Ricette di Benessere di Bonduelle. L’azienda, specializzata nel settore della verdura, spazia dal fresco al surgelato, oltre alle ai mix di contorno o gli ingredienti.

Tra i contorni pronti che si trovano nei freezer, ci sono due preparazioni già sul mercato da alcuni anni, Le Coccole broccoli e carote e la Delizia di spinaci. Lo scorso febbraio è stata lanciata la nuova versione dei mini sformati di verdure, Le Coccole spinaci, fagiolini e broccoli.

 

broccoliSi tratta di piccole tortine, veloci da cucinare, che possono andare sia in forno sia in padella, è promettono di essere sfiziosi. La verdura di base è arricchita con uovo, cipolla, latte ed estratto di lievito. Dal punto di vista nutrizionale l’apporto dei due sformatini, che rappresentano una porzione, è contenuto, fatta eccezione per il sodio (11% della Gda) e per la vitamina B12 ( la folacina contenuta rappresenta il 20% del fabbisogno giornaliero a tutto vantaggio dell’alimentazione dei vegetariani).

 

Le Coccole hanno un prezzo po’ alto al chilogrammo, sicuramente più di una preparazione casalinga ma non troppo elevato a porzione, sempre che 75 grammi di prodotto siano sufficienti per toglierci lo sfizio di un piatto di verdure.

 

Valeria Torazza

 

tabella-le-coccole

tab-coccole-bonduelle

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com

Da Auchan la pasta in vendita sfusa è molto conveniente, ma l’etichetta non è completa. La segnalazione di un lettore e la risposta dell’Azienda

$
0
0

auchan-pasta-etichetta1Qualche giorno fa ho avuto la piacevole sorpresa di ritrovare, presso un supermercato, la pasta in vendita “a peso” come era abitudine ai tempi di mia nonna. Il punto vendita in questione è l’ipermercato Auchan di Bari Casamassima. Vi invio alcune foto dei distributori e dei numerosi formati di pasta disponibili. Il prezzo é davvero conveniente, 5 centesimi per cento grammi, purtroppo però l’etichetta non è compilata in tutte le sue parti. Infatti non sono indicati gli ingredienti, il fornitore e la provenienza

Vi segnalo questa mancanza, nella speranza che l’azienda rimedi al più presto, considerando la lodevole iniziativa.

Mariolina

 

Risponde il nostro esperto, Dario Dongo:

pasta- l’operatore deve notificare all’Autorità sanitaria competente le attività svolte e ogni loro variazione che possa avere impatto sulla gestione e prevenzione del rischio di sicurezza alimentare (1). Bisogna quindi  garantire che sia stata presa ogni migliore accortezza, in termini sia di buone prassi igienico-sanitarie, sia di HACCP (2), in ogni fase della filiera. Dalla produzione al deposito, il trasporto e l’inserimento nei contenitori trasparenti mostrati in foto, i quali a loro volta dovranno risultare idonei al contatto con gli alimenti (3)

 

- in ipotesi di vendita di alimenti allo stato sfuso, il consumatore deve venire informato su alcune essenziali notizie (4). Per le paste secche, dovrebbero essere visibili la denominazione di vendita del prodotto, “pasta di semola di grano duro” (5) e l’elenco degli ingredienti. Ciò non appare nelle fotografie che ci sono state trasmesse, ma forse è mancato lo scatto ad appositi cartelli. O forse, sono mancati proprio i cartelli?

 

Di seguito la riposta della responsabile della Comunicazione e Sviluppo Sostenibile di Auchan, Roberta De Natale, cui avevamo segnalato il fatto.

auchan-pasta-etichetta

Da un controllo effettuato, emerge che l’etichetta fotografata non è corretta, ipotizziamo per errore sia stata digitata la referenza 142963. Sarà quindi nostra cura correggere immediatamente il cartellino esposto, posto che dai controlli quotidiani che vengono effettuati presso ogni singolo ipermercato non sia giè stato scoperto l’errore. Per quanto concerne la qualità, abbiamo definito e formalizzato le regole di gestione dei prodotti del reparto Self ed in particolare:

1- le buone pratiche di gestione igienico-sanitaria dei prodotti e dei contenitori, ivi compresa la rintracciabilità;

2- le regole di etichettatura che prevedono che il cartellino che alleghiamo (vedi foto a sinistra) – riporti la denominazione di prodotto, il prezzo al kg, il prezzo all’etto, gli ingredienti e la data di scadenza.

Evidenziamo che il fornitore è nazionale, come si evince dal cartellino allegato.

Ringraziamo comunque la vostra gentile lettrice e invitiamo tutti coloro che avessero delle segnalazioni per migliorare il servizio rivolto ai nostri clienti.

Roberta De Natale, Direzione Comunicazione e Sviluppo Sostenibile

 

Il lettore ci conferma che l’ipermercato ha prontamente apportato le necessarie modifiche alle etichette.

 

(1) reg. CE n. 852/2004

(2) Lo Haccp (Hazard Analysis on Critical Control Points) é il sistema su cui si basa il protocollo di prevenzione e monitoraggio dei rischi, che ogni impresa alimentare a partire dalla fase successiva alla produzione agricola primaria ha il dovere di predisporre e mantenere aggiornato

(3) reg. CE n. 1935/04 e successivi

(4) d.lgs. 27 gennaio 1992, n.109 e successive modifiche in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari

(5) DPR 9 febbraio 2001, n.187, disciplina per la lavorazione e commercio dei cereali, degli sfarinati, del pane e delle paste alimentari

 

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, private


Tigre propone una nuova linea di formaggini. I polifosfati restano ancora fuori dalla ricetta ma diminuisce l’Emmentaler

$
0
0

tigre-classicoTigre è un marchio storico nel mercato dei formaggini perchè è stato uno dei primi ad essere prodotto solo con Emmentaler Svizzero. È di febbraio la notizia di una rivisitazione della linea, con nuovi formati, confezioni e cambiamenti anche nella formula. Il Gruppo Emmi (grande produttore lattiero caseario svizzero, proprietario del marchio) propone infatti tre nuove tipologie.

 

La versione classica ha cambiato formula e formato: la confezione prima era composta da 12 spicchi per un totale di  200g, adesso si è passati alla scatola da 6 spicchi che pesa 140g. Anche gli ingredienti sono cambiati così come la tipologia e la quantità di formaggio, passata da 71% a 53%. La vecchia versione conteneva solo Emmentaler Svizzero, adesso la percentuale è solo del 20% mentre la restante quota del 33% è ottenuta da un altro formaggio svizzero. Si tratta di una rivisitazione legata sicuramente al cambiamento dei gusti dei consumatore, ma che di fatto toglie la specificità e la caratteritica dei formaggini.

 

La seconda tipologia dei nuovi Tigre si chiama Creamy, ed è la versione più indicata per i bambini per via del gusto delicato e gli spicchi più piccoli (14g anziché 23g). Completa la gamma Tigre Selection che nella stessa confezione propone tre gusti: all’Emmentaler, al Gruyer e Creamy. Anche in questo caso il formato è da 140g pari a 6 spicchi.

 

minestrina brodo pappa 1L’idea del restyling e della diversificazione dell’offerta cerca di modernizzare un prodotto maturo, il cui pieno sviluppo è avvenuto negli anni ‘60, in un contesto del tutto differente rispetto a quello attuale. Tigre può avvalersi ancora dell’immagine “più sana” rispetto ad altri prodotti , collegata all’impiego  dell’Emmentaler e all’assenza di polifosfati.

 

Questi ultimi in particolare, sono un ingrediente molto presente nei formaggini, come aveva rilevato lo scorso anno Il salvagente. Il settimanale aveva analizzato 24 grandi marche di cui ben 16, ossia 2/3 del campione totale, contenevano polifosfati. Questi additivi possono presentarsi anche con altre sigle quali: E450, E451, E452 oppure essere presentati come “sali di fusione”. La loro utilità è esclusivamente tecnologica: trattengono l’acqua e mantengono le caratteristiche fisico-chimiche dei prodotti nel tempo. Il problema è che sequestrano il calcio, impedendone l’assimilazione. Si tratta di un particolare importante soprattutto durante la crescita, tanto che nei cosiddetti “alimenti per l’infanzia”, sono vietati. Purtroppo i formaggini più diffusi sul mercato non rientrano in questa categoria, nonostante il target sia proprio quello dei più piccoli.

 

Tornando alla nuova offerta dei Tigre, gli elementi guida nell’acquisto e consumo del prodotto sono il gusto, la porzionatura e la conservazione fuori dal frigo (fino a quando la confezione resta chiusa).

 

Valeria Torazza

 

tigre-classico tigre-creamy tigre-selection
Ingredienti: formaggio svizzero 53%(Emmentaler 20%), acqua, burro, latticello in polvere, sali di fusione (citrato di sodio e di calcio), latte magro in polvere, sale. Ingredienti: formaggio svizzero 44%, acqua, burro, sali di fusione (citrato di sodio e di calcio), latte magro in polvere, sale. Ingredienti: formaggio svizzero 50% (formaggio duro e semiduro 24%, Emmentaler 20%, Gruyère 6%), acqua, burro, latticello in polvere, sali di fusione (citrato di sodio e di calcio), latte magro in polvere, sale.
Formato 6 spicchi 140g Formato 12 spicchi 170g Formato 6 spicchi 140g
Prezzo consigliato 1,85-1,90€ a confezione;  13,21-13,57€ al kg;31/32 centesimi a spicchio Prezzo consigliato 2,20-2,30€ a confezione; 12,94-13,53€ al kg;18/19 centesimi a spicchio Prezzo consigliato 1,95-2,05€ a confezione; 13,93-14,64€ al kg;33/34 centesimi a spicchio

 

tigre-tab-2013x

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, Sonotigre.it

Pasta Agnesi ed Esselunga il produttore è lo stesso il prezzo raddoppia. Cambia anche la qualità? Lo abbiamo chiesto alle aziende

$
0
0

fusilli pastaLa pasta secca di semola di grano duro è un alimento di uso quotidiano e gli italiani si considerano degli esperti nel giudicare questo prodotto. Saperlo fare però  non è facile come sembra.

Sugli scaffali di supermercati e ipermercati tutta la pasta sembra uguale, ma possono esistere delle differenze sostanziali legate a diversi parametri: un’elevata quantità di proteine e di glutine conferisce alla pasta un buon valore nutrizionale e una buona consistenza.

 

Altro parametro fondamentale è la temperatura di essiccazione utilizzata nel processo produttivo: più è bassa, meno viene alterata la struttura del glutine, (responsabile della consistenza e della tenuta alla cottura). La maggior parte della pasta in commercio è prodotta con tecnologie moderne che utilizzano l’essiccazione ad alte temperature che accorciano la durata della lavorazione; anche con questo sistema la pasta tiene la cottura, ma può perdere le caratteristiche di elasticità e consistenza per il degrado del glutine.

 

fusilli pastaUna cosa è certa,  alla base di una buona pasta deve esserci una materia prima con caratteristiche qualitative elevate. Ma che strumenti ha il consumatore per valutare una prodotto rispetto a un altro? L’etichetta è importante perchè indica  il contenuto proteico e in alcuni casi il tipo di lavorazione utilizzata (per esempio la dicitura “essiccazione lenta a basse temperature”).

 

Abbiamo messo a confronto  la pasta secca Agnesi di Colussi e la pasta Esselunga prodotta dallo stesso gruppo nello stabilimento di Imperia. Le tabelle  nutrizionali e le etichette sono praticamente uguali, e dal momento che l’etichetta non riporta indicazioni particolari sul processo di lavorazione, il consumatore potrebbe pensare  di trovarsi di fronte lo stesso prodotto. Ma c’è un fattore che varia in modo considerevole: il prezzo.

La pasta firmata Esselunga  prodotta da Agnesi viene venduta nel formato da 500 g a 0,48 €. La  pasta Agnesi venduta sugli scaffali a fianco si trova solo nel formato da un chilo  ma ad un prezzo quasi  doppio 1,75 € (pari 0,87 €  per 500 g).

 

fusilli pastaDi fronte a una differenza di prezzi così vistosa il consumatore può pensare che  pasta Agnesi utilizzi materie prime più ricche di glutine (che darebbe alla pasta più nerbo ed elasticità), o che il grano duro impiegato sia ottenuto da una particolare selezione o che ci siano altri fattori. Abbiamo interpellato l’azienda che però non ha rilasciato informazioni in proposito.

 

Ci siamo allora rivolti a Esselunga per cercare di capire quali sono le caratteristiche della loro pasta. La risposta è stata molto chiara:  il fornitore deve rispettare il capitolato tecnico che stabilisce i parametri qualitativi relativi alla semola riguardanti  il contenuto minimo di proteine (superiore al limite minimo di legge), il contenuto di glutine al fine di ottenere una pasta con un’ottima tenuta alla cottura e di colore giallo brillante. Nel capitolato sono inoltre stabiliti i parametri di processo e i controlli da effettuare sul prodotto finito prima del rilascio alla vendita. Esselunga inoltre, ha sottolineato un’altra peculiarità della pasta precisando che Agnesi  produce internamente la semola, lavorando il grano con mulini di proprietà. Siamo di fronte a un prodotto firmato da Esselunga con un prezzo particolarmente conveniente

 

Claudio Troiani

 

fusilli-pasta-agnesiPASTA DI SEMOLA AGNESIValori nutrizionali medi per 100 g
Valore energetico 1519 KJ, 358 Kcal
Proteine 13 g
Carboidrati 71,8 g
Grassi 1,5 g
Tempo di cottura 11 minuti
Prezzo confezione 1,75 € pacco da l kg

 

 

fusilli-pasta-esselungaPASTA DI SEMOLA  ESSELUNGAValori nutrizionali medi per 100 g
Valore energetico 1519 KJ, 358 Kcal
Proteine 13 g
Carboidrati 71,8 g
Grassi 1,5 g
Tempo di cottura 10 minuti
Prezzo confezione 0,48 € pacco da 500 g

 

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, Esselunga, Agnesi

Vini naturali, biologici, liberi, sostenibili… Sul mercato ci sono troppe etichette che inneggiano all’ambiente

$
0
0

vini Abbiamo aspettato 20 anni il Regolamento Europeo sul vino biologico, e adesso il nuovo arrivato si trova la strada occupata da molti concorrenti.

Proprio qualche giorno fa FederBio ha ribadito sulle pagine de Il Fatto Alimentare la differenza tra il vino “biologico” (certificato secondo il nuovo regolamento) e il vino “Libero” di Oscar Farinetti (legato all’iniziativa Eataly): quest’ultimo da un lato implica una riduzione dell’uso della chimica sia in vigneto che in cantina, ma dall’altro si autodisciplina, non sottostà alle regole dell’Europa, è appunto “libero” da certificazioni (e dei relativi costi aggiuntivi).

 

Il vino “Libero” non è il solo a competere con il biologico: ci sono anche il vino “sostenibile” (Sustainable Wine) del progetto V.I.V.A., lanciato dal Ministero dell’agricoltura, il vino del Consorzio “ViniVeri” e tanti altri ancora. Tutti in corsa per occupare mercati sempre più importanti: le stime danno il settore generale del biologico in espansione continua, con una cresciata annuale del 10-15% (secondo i dati della Commissione Europea). Si tratta di un mercato che fa gola e in cui si allena il marketing delle aziende vitivinicole.

VIVA_OfficialLogo

Indipendentemente da ciò che stabiliscono i diversi disciplinari (quello ufficiale dei regolamenti europei o quelli che le diverse iniziative si sono date e s’impegnano a rispettare), tutti questi nuovi vini pubblicizzano maggiore naturalità, un più stretto legame al territorio e maggiore sostenibilità ambientale. Ma le sfumature sono importanti e fanno la differenza.

 

vino bicchiere uvaIl vino biologico ha dalla sua il fatto che, ubbidendo a regole europee, si presenta con un marchio e un messaggio universalmente chiari in tutti i mercati mondiali: il consumatore in Italia, in Germania o in Giappone sa che cosa aspettarsi da un vino biologico, prodotto secondo le regole europee. È risaputo che il disciplinare europeo fa leva soprattutto sulla limitazione d’uso delle sostanze chimiche e sull’impiego di tecniche di coltura in grado di prevenire gli attacchi parassitari, il consumo eccessivo di acqua irrigua e lo sfruttamento spinto del terreno.

 

Tuttavia il regolamento del biologico non dedica altrettanta attenzione ad altri aspetti, come il consumo di energia in fase di vinificazione, la riduzione dei reflui di produzione (contaminati), il riutilizzo degli scarti di lavorazione e l’ottimizzazione del packaging dal punto di vista dell’impatto ambientale.

L’attenzione a questi aspetti è sicuramente più centrale nel progetto “Sustainable Wine V.I.V.A.” ed è presente, in parte, anche nel vino di Farinetti. r-vino-libero2

Questa differenza di approccio è importante, non solo per la comunicazione al consumatore o per il marketing: molto spesso ciò che abbatte l’impatto ambientale abbatte anche i costi di produzione o di gestione della vendita e rende il vino più “sostenibile” anche per le tasche.

 

Basti pensare che smaltire i rifiuti per qualsiasi settore produttivo rappresenta un costo tutt’altro che irrisorio: se è possibile trasformare il rifiuto in fonte di energia o in materia prima per ulteriori lavorazioni tanto meglio. Un esempio in questo senso è l’azienda Guecello di Porcia e Brignera che ha aderito all’iniziativa del Ministero dell’Agricoltura e  da tempo rappresenta un modello di ottimizzazione per l’uso delle risorse.

 

bottiglie vinoChe dire poi del trasporto di milioni di bottiglie verso distributori e depositi sparsi in tutto il territorio nazionale? Questo ha sicuramente un costo ambientale ed economico ben più alto di una distribuzione organizzata e gestita direttamente dal produttore via internet, senza troppi passaggi e spostamenti intermedi, come avviene nell’iniziativa di vino “Libero”.

Infine, utilizzare per l’imbottigliamento un vetro leggermente più sottile, prodotto localmente, non solo porta a ridurre l’impatto ambientale, ma abbatte anche i costi di produzione del packaging e, riducendo il peso, abbassa anche i costi del trasporto.

 

vini comprare coppiaIn conclusione, c’è un fermento “ambientale” notevole nel settore vino. E che sia per convinzione e crescita di valori o per puro marketing o, ancora, per abbattere i costi, ha meno rilevanza: non ci formalizziamo e diamo il benvenuto a questo trend che comunque contribuisce ad allargare la consapevolezza e l’attenzione al problema delle sostenibilità.

 

Certo, un rischio c’è ed è reale: così tante sigle, tanti marchi, tante iniziative non coordinate e scarsamente allineate rischiano di creare un bombardamento di etichette, loghi e brand tale da confondere il consumatore, disorientarlo e alla fine allontanarlo. Quindi, bene l’iniziativa volontaria dei privati, bene anche la scelta del Ministero di non imporre ulteriori regole ai produttori, come orgogliosamente rivendica il Ministro Clini, ma ogni tanto “fare squadra” a livello nazionale, lavorare e sostenere tutti insieme lo stesso progetto e lo stesso messaggio non sarebbe davvero male, per tutti.

 

Lorena Valdicelli

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, V.I.V.A., Vino LIbero

 

Tonno Esselunga, San Cusumano e Auriga sono tutti prodotti in Sicilia da Nino Castiglione. Il prezzo cambia ma quali sono le differenze?

$
0
0
tonno

In Sicilia Nino Castiglione confeziona oltre al tonno in scatola marchiato Auriga e San Cusumano anche quello marchiato Esselunga, Auchan e Coop

Il tonno sott’olio è il risultato di processo di lavorazione abbastanza semplice: il ciclo inizia con la selezione delle pezzature da taglio, i tranci vengono quindi dissanguati e cotti e successivamente condizionati per il rassodamento delle fibre. I livelli qualitativi dipendono essenzialmente dalla materia prima (la varietà più usata per l’inscatolamento è il pinna gialla) e dalla selezione dei tagli utilizzati, dalla qualità del liquido di conserva, vale a dire l’olio, e dal tipo di latta.

Sul mercato si trovano prodotti con caratteristiche e prezzo variabili nell’ambito del quale le marche del distributore rappresentano, in questa categoria merceologica, circa un quinto dei volumi venduti. Per quanto riguarda il prezzo, le private label, costano circa un 30% in meno rispetto alla media di mercato.

 

Il tonno in olio d’oliva Esselunga è prodotto da Nino Castiglione nello stabilimento di Contrada San Cusumano a Erice (TP). L’azienda siciliana commercializza nello stesso formato i marchi Auriga e San Cusumano, che hanno un posizionamento simile ma sono distribuiti in canali diversi (supermercati e ipermercati o negozi tradizionali). Il plus che li accomuna è la “pulizia del prodotto, vale a dire l’assenza per esempio di spine e sangue, la scelta di oli di qualità e di un imballo che garantisca una tenuta adeguata”. Come ci hanno spiegato in azienda, per la produzione di tonno in scatola si possono lavorare filettoni già cotti, in genere importati, o si può partire dal tonno intero. Nel caso di Nino Castiglione circa l’80% della produzione è realizzata partendo dal tonno intero e l’immagine dei marchi è legata a standard qualitativi sopra la media del mercato. L’azienda produce oltre che per Esselunga per numerose altri gruppi come Coop e Auchan.

 

tonno

Per la produzione di tonno in scatola si possono lavorare filettoni già cotti, in genere importati, o si può partire dal tonno intero congelato.

Visto che le caratteristiche della materia prima possono essere in una certa misura variabili, per ciò che riguarda i prodotti a marchio Esselunga, l’azienda siciliana sottolinea che “la catena italiana  richiede per la produzione del tonno in scatola solo pesce intero congelato, e un’attentissima pulizia del prodotto già cotto per eliminare tutti i frammenti ossei del pesce”.

 

Il gruppo opera controlli rigorosi e richiede nel capitolato requisiti di elevato standard qualitativo. Nel punto vendita in cui abbiamo acquistato il tonno Esselunga non era presente il marchio di Nino Castiglione. Il confronto tra i marchi Auriga, San Cusumano e la marca commerciale indica un posizionamento di qualità non molto diverso, con una differenza di prezzo superiore per i prodotti San Cusumano e Auriga  prodotti direttamente da Nino Castiglione. Più che sulle tabelle nutrizionali, relativamente simili (per il tonno Esselunga i valori medi per 100g di prodotto sgocciolato sono: proteine 21,2g – grassi 21,9g – carboidrati 0,2g – valore energetico 283 Kcal), il giudizio del consumatore è legato all’aspetto, alla consistenza e al sapore del prodotto una volta aperta la scatoletta e da questo punto di vista i prodotti esaminati non presentano grosse differenze.

 

Claudio Troiani

 

cusumano-tonno Tonno San Cusumano nel formato 240gSelezionati tranci di tonno pinna gialla, immersi in olio di oliva di prima scelta con aggiunta di sale marino di Trapani.Prezzo medio intorno a 15 euro al Kg.
auriga-tonno Tonno Auriga nel formato 240gSelezionati tranci di tonno pinna gialla, immersi in olio di oliva di prima scelta con aggiunta di sale marino di Trapani.Prezzo medio intorno a 12 euro al Kg
tonno-esselunga Tonno Esselunga nel formato 240gQualità prima scelta Yellowfin.Prezzo formato 2x240g di 9,90 euro/Kg

 

© Riproduzione riservata

Foto: Ninocastiglione.it, Photos.com

Wurstel di pollo: la carne separata meccanicamente è l’ingrediente segreto. La posizione dell’Efsa

$
0
0

wurstelLa maggior parte dei consumatori non conosce la carne separata meccanicamente (Csm) nonostante sia il principale ingrediente di molti wurstel di pollo. L’Autorità per la sicurezza alimentare europea ha elaborato qualche settimana fa un documento che per la prima volta cerca di regolamentare un settore dove non esistono norme di riferimento e metodi di valutazione.

 

Ecco il video del programma di Consumi&Consumi di RaiNews24, a cura di Vera Paggi in cui Roberto La Pira spiega perché le aziende impiegano questo ingrediente e l’opinione dell’Efsa.

 

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com

Bonduelle Sapori di Stagione: dopo la ricetta speciale per l’inverno torna “Sapore d’Estate”

$
0
0

sapore-estate-bonduelleBonduelle a dicembre ha deciso di arricchire l’offerta di prodotti della cosiddetta IV gamma con una nuova versione di insalata mista, “Sapori di stagione”: valerianella (soncino o songino), rucola e barbabietola rossa. Con il cambio di stagione tornerà sugli scaffali “Sapore d’Estate”, composta da radicchio rosso, valerianella e acetosetta rossa.

 

Con il termine “IV gamma” si definiscono verdura e frutta pronte per il consumo, cioè mondate, lavate e pronte per essere condite e portate in tavola. Questi alimenti, preferiti dai consumatori perennemente alla ricerca di cibi che richiedono poco lavoro, sono prodotti “a elevato contenuto di servizio”. Un altro vantaggio è la stabilità del prezzo che non si riscontra quando si compra la verdura al mercato. Quando si sceglie di comprare un’insalata in busta si sa che manterrà un contenuto e un costo sostanzialmente stabili nel tempo.

 

insalataL’elemento di novità introdotto da Bonduelle è la stagionalità degli ingredienti: la barbabietola caratterizza l’offerta invernale, l’acetosella rossa è la peculiarità della combinazione estiva. Il “mix di sapori più originali della stagione” invernale e il “mix di sapori più fresco dell’estate” si alternano durante l’anno. Il  primo si trova in commercio da dicembre ad aprile, il secondo è invece disponibile sugli scaffali da aprile a ottobre.

 

La nota dolente tipica dei  prodotti pronti al consumo è il prezzo. Il mix invernale, costa quasi 16 euro al kg. Il confronto con la verdura da lavare non è facile e normalmente non viene fatto, in quanto si considera la funzione d’uso dell’alimento. La busta consente di servire due porzioni di insalata, senza preparazione alcuna salvo il condimento. Non è certo un prodotto per il consumo  familiare perchè 125 grammi sono davvero pochi.

 

Valeria Torazza

 

Prodotto Prezzo Ingredienti
 Bonduelle Sapori di Stagione (mix invernale)
 125 gsapori-stagione-bonduelle
1,99 € a confezione (consigliato)15,92 € al kg Barbabietola, valerianella, rucola. In proporzione variabile.

 

Bonduelle Sapori di Stagione Ricetta speciale inverno
Valori nutrizionali medi per 100 g di prodotto Per porzione (50g) % GDA per un adulto
Valore energetico 25 kcal- 104kJ 12 kcal – 52kJ 1%
Proteine 1,8 g 0,9 g 2%
Carboidrati 2,9 g 1,4 g 0,5%

di cui zuccheri

0,9 g 0,5 g 1%
Grassi 0,2 g 0,1 g 0,2%

di cui saturi

0,05 g 0,02 g 0,1%
Fibre alimentari 2,1 g 1,0 g 4%
Sodio 0,042 g 0,021 g 1%

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, Bonduelle.it

Coca Cola propone per l’estate lattine con 150 nomi e si schiera contro l’obesità! Ma la pubblicità propone modelli alimentari scorretti

$
0
0

Dopo aver ottenuto risultati molto interessanti in Australia, Coca-Cola propone anche in Italia le nuove lattine rosse personalizzate. L’azienda ha scelto 150 nomi tra i più diffusi che saranno stampati sui contenitori al posto del logo. L’operazione interessa 350 milioni di lattine e di bottiglie grandi e piccole che dovrebbero coprire il fabbisogno estivo degli italiani. Oltre ai nomi più diffusi come Alessandra a Valentina, da Andrea a Stefano…, è previsto anche un gruppo di bibite con parole familiari come: mamma, amico, il prof, la squadra e altri più divertenti come: il genio, la vip… Il prezzo non cambia. L’iniziativa che ha fatto registrare un incremento dell’11% delle vendite in Australia dovrebbe funzionare anche da noi.

 

In un mercato molto competitivo come quello dei soft drink la multinazionale americana ha deciso di affidarsi alla condivisione, al marketing virale, al passaparola attraverso il gioco delle lattine personalizzate.

 

condividi coca cola

Gli australiani hanno saputo di questa campagna promozionale grazie agli esperti del marketing che hanno creato strumenti adatti per condividere una bottiglia di Coca-Cola sia nel mondo virtuale sia in quello reale.

 

Nella fase iniziale ci si è affidati alla carta stampata e alla televisione riuscendo a raggiungere circa il 30% della popolazione australiana. Ma a fare la parte del leone sono stati i social network. La Coca-Cola ha inviato ad alcune celebrità australiane con un considerevole seguito su Facebook e Twitter, una bottiglia virtuale con il loro nome chiedendo di condividerla con il loro network di fan, che a loro volta, dopo averla personalizzata, la potevano condividere con i contatti e così via.

 

coca cola nomi bottiglieOltre alle bottiglie con i 150 nomi, è stata data la possibilità ai consumatori di personalizzare nei centri commerciali, la propria lattina con un nome a piacimento, raggiungendo un totale di 378.000 stampe.

 

Il successo delle vendite ha avuto come conseguenza un incremento delle visite nella pagina della Coca-Cola dell’870% e anche il numero di fan è cresciuto di oltre il 40%. L’utilizzo delle nuove tecnologie e dei social network ha chiaramente l’obiettivo di coinvolgere i giovani e i risultati hanno premiato la multinazionale che dopo pochi mesi  propone l’iniziativa anche in Italia.

 

 

coca cola,pranziamo insieme

Cosa succederà da noi non si sa ancora, ma lo schema dovrebbe essere simile, visto che l’azienda anticipa il nuovo gioco dell’estate: “ricercare la confezione di Coca-Cola personalizzata con il proprio nome o quello del miglior amico o del proprio amore…  per condividere con “lui/lei” la bevanda …”

 

Le novità non sono però finite. Un comunicato della compagnia annuncia in modo solenne l’assunzione di nuovi impegni contro l’obesità in tutti i Paesi europei. Tra i punti salienti c’è la decisione di adottare “pratiche di marketing responsabile, per cui non effettuare attività promozionali nelle scuole primarie e secondarie e non acquistare spazi pubblicitari direttamente rivolti a un pubblico costituito per più del 35% da bambini al di sotto dei 12 anni”.

 

Non è la prima volta che Coca-Cola assume certi impegni. Il problema è che poi nella realtà porta avanti iniziative promozionali che di “marketing responsabile” hanno ben poco. Il Fatto Alimentare ha più volte segnalato le inaccettabili campagne pubblicitarie  che invitano le mamme a dare a bambini la bibita a pasto e anche gli spot del cuoco Simone Rugiati che invita a bere Coca-Cola in ogni momento della giornata. Si tratta di messaggi censurati in modo severo dall’Istituto di autodisciplina pubblicitaria perchè hanno ben poco di responsabile sul piano nutrizionale.

 

Roberto La Pira

(con la collaborazione di Alessandro Tarentini)

© Riproduzione riservata

Foto: Coca-Cola


Gran Pavesi lancia i nuovi cracker sandwich ripieni formaggio e pomodoro: le calorie sono forse troppe ma il prezzo è accettabile

$
0
0

granPavesi-farciti-pomodoroSandwich è sinonimo di panino o almeno lo era un po’ di anni fa quando le contaminazioni linguistiche che arrivavano dagli Stati Uniti erano poche. Oggi la parola sandwich si usa spesso per tutto ciò che prevede due o più strati con farcitura e il nuovo prodotto di Gran Pavesi in effetti è questo: cracker con in mezzo uno strato di formaggio e altri ingredienti.

 

Il marchio storico italiano di cracker,  partendo da questo vissuto, ha declinato il proprio prodotto in differenti versioni, l’ultima delle quali è Gran Pavesi Cracker Sandwich.

 

Lo snack è costituito da due cracker intrammezzati da una crema al formaggio in due gusti, solo formaggio oppure formaggio, pomodoro e origano: 23 grammi di prodotto per avere un rompi digiuno o una merenda leggera nel senso letterale della parola. Le diciture sulla confezione dicono che una vita sana  prevede il “variare spesso i cibi… e seguire uno stile di vita fisicamente attivo…” . Il consiglio si abbina con l’indicazione dell’occasione ottimale per il consumo (metà mattina o pomeriggio) e con la funzione (snack nutriente).

 

granPavesi-farcito-porzioneAl di là del messaggio pubblicitario vediamo il prodotto più nello specifico. Gran Pavesi  informa che non si tratta del solito snack abitualmente presente sugli scaffali del supermercato, ma del primo che si conserva fuori dal frigorifero, e quindi pratico da portare in giro.

 

Il 70% del prodotto è costituito dal cracker, mentre la farcitura è il restante 30%. Quest’ultima è costituita per metà da formaggio in polvere e il resto da grassi vegetali e amido di frumento (con la funzione di addensante) e aromi.

 

Gli ingredienti si riflettono nel valore nutrizionale che risulta abbastanza elevato. Si tratta di circa 120 kcal per porzione, equivalenti a 514 kcal per 100 grammi, un valore come quello dei  biscotti wafer e vicino a quello patatine fritte che in media apportano  540 kcal/100 grammi. I grassi sono un po’ troppi, attorno al 28%, mentre le proteine arrivano al 10%. Non possiamo dire di avee di fronte un prodotto equilibrato e forse anche un po’ scarno per la merenda dei ragazzi.

 

In totale: lo snack ha dalla sua la praticità ma non rientra nel filone dei consumi salutisti. Quindi bene se consumato una tantum, oppure se tenuto come riserva di emergenza per colmare un vuoto. Il prezzo è più che accettabile: la confezione con 6 porzioni costa attorno ai 2,5 euro, quindi circa 42 centesimi a snack.

 

Positivo l’impegno dell’azienda nel segnalare in modo chiaro come fare la raccolta differenziata delle confezioni (una politica di informazione che Barilla, proprietaria del marchio Pavesi, applica ormai a tutti i prodotti del suo gruppo).

 

Valeria Torazza

Prodotto Prezzo Ingredienti
CRACKER SANDWICH FORMAGGIO granPavesi-farciti-formaggiCracker farciti con crema al formaggio in polvere 

Vaschetta in carta + incarto esterno e monoporzione in plastica 138g, 6 porzioni

2,49€ confezione 

18,04€ al kg

 

42 centesimi a porzione

 

(Carrefour Market)

Cracker (70%): Farina di frumento, oli vegetali non idrogenati, sciroppo di glucosio-fruttosio, estratto di malto d’orzo e mais, sale, agenti lievitanti (carbonato acido d’ammonio, carbonato acido di sodio), aroma.
Crema (30%): Formaggio in polvere 15,4%, grasso ed olio vegetali non idrogenati, amido di frumento, aroma.
Prodotto in uno stabilimento che utilizza anche: soia, frutta a guscio, uova.
CRACKER SANDWICH FORMAGGIO E POMODORO granPavesi-farciti-pomodoroCracker farciti con crema al formaggio in polvere e pomodoro disidratato 

Vaschetta in carta + incarto esterno e monoporzione in plastica 138g,  6 porzioni

2,49€ confezione 

18,04€ al kg

 

42 centesimi a porzione

 

(Carrefour Market)

Cracker (70%): Farina di frumento, oli vegetali non idrogenati, sciroppo di glucosio-fruttosio, estratto di malto d’orzo e mais, sale, agenti lievitanti (carbonato acido d’ammonio, carbonato acido di sodio), aroma.Crema (30%): Formaggio in polvere 15,4%, grasso e olio vegetali non idrogenati, pomodoro disidratato 1,4%, amido di frumento, origano 0,2% aroma.Prodotto in uno stabilimento che utilizza anche: soia, frutta a guscio, uova.

 

Gran Pavesi Cracker Sandwich
Formaggio Formaggio e pomodoro
100 g porzione (23g) % GDA 100 g porzione (23g) % GDA
Valore energetico 517 kcal- 2159kJ 119kcal- 496kJ 6,0 514 kcal- 2147kJ 118kcal- 494 kJ 5,9
Grassi g 27,9 6,4 9,1 28,5 6,6 9,4
di cui saturi g 9,8 2,2 11,0 10,3 2,4 12,0
Carboidrati g 54,4 12,5 4,6 52,6 12,1 4,5
di cui zuccheri g 4,5 1,0 1,1 4,2 1,0 1,1
Proteine g 10,3 2,4 4,8 9,8 2,3 4,6
Fibre alimentari g 3,3 0,8 3,2 3,9 0,9 3,6
Sale g 1,300 0,299 5,0 1,425 0,328 5,5

© Riproduzione riservata

Foto: Pavesi.it

Il prezzo del prosciutto cotto oscilla da 9 a 40 €/kg. La differenza c’è e si trova in etichetta, attenzione agli ingredienti

$
0
0
147253652

Il prodotto più economico è denominato semplicemente “prosciutto cotto”, costa meno di 10 euro e ha un’umidità pari all’81

Un lettore ci ha chiesto perchè nei supermercati il  prezzo del prosciutto cotto oscilla da 9 a 40 euro al kg e se ci sono elementi per capire le differenze. Stiamo parlando di un prodotto che una volta veniva comprato basandosi sulla fiducia del salumiere. Adesso però siamo nell’era delle vaschette e il prosciutto viene venduto spesso come prodotto civetta a prezzi sottocosto, che confondono le idee sulla qualità. Osservando l’etichetta è però possibile individuare su ogni confezione una delle dicitura previste dalla legge del 2005 per definire le tre categorie merceologiche.

 

Nel banco frigorifero dei supermercati troviamo infatti confezioni  con la scritta  “prosciutto cotto”, affiancate da altre con la dicitura “prosciutto cotto scelto”, oppure “prosciutto cotto di alta qualità”. Apparentemente le vaschette sembrano uguali, ma le differenze ci sono e riguardano soprattutto  la percentuale di acqua aggiunta durante la lavorazione. Maggiore è l’umidità del prosciutto minore è la qualità. Il prodotto più economico è denominato semplicemente “prosciutto cotto”, costa meno di 10 euro, ha un’umidità pari all’81% ed è ottenuto assemblando le parti meno nobili della coscia  di maiale. Si riconosce perché le fette sono lucide e gelatinose. Nell’elenco degli ingredienti  troviamo oltre all’acqua, i polifostati e le proteine di soia o di latte, aggiunte per trattenere una maggiore quantità di liquidi.

 

prosciutto cotto

Il prodotto migliore ha sull’etichetta la scritta “alta qualità”. Ha tenore di acqua inferiore al 75,5%, non contiene polifosfati e nemmeno proteine aggiunte

In seconda posizione troviamo un prodotto di  qualità di intermedia: il “prosciutto cotto scelto” ottenuto da cosce intere. L’umidità può arrivare al 78,5 %, e tra gli ingredienti si trovano anche polifosfati e proteine del latte o della soia.  Il prezzo raddoppia.

 

Il prodotto migliore ha sull’etichetta la scritta “alta qualità”. Ha tenore di acqua   inferiore al 75,5%, non contiene polifosfati e nemmeno proteine. È preparato solo con cosce di animali maturi, le  fette non si appiccano tra di loro e si distinguono bene le fasce muscolari. Il prezzo supera i 30 euro.

 

L’ultima nota riguarda la scadenza.  La legge prevede un intervallo di 30 giorni, ma il frigorifero deve essere a +4° C e spesso gli elettrodomestici di casa sono molto più caldi.

 Valeria Torazza

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com

 

 

 

 

 

 

Carrefour propone 4 burger biologici per vegetariani e vegani in versione gastronomica. Il prezzo è buono ma le porzioni ridotte

$
0
0

carrefour-bio-logoSugli scaffali di Carrefour sono apparsi alcuni elementi del tutto nuovi che hanno in etichetta il marchio del supermercato. La linea Biologica ha infatti aggiunto numerosi piatti pronti di gastronomia collocati nel banco frigorifero e quindi freschi che si aggiungono a prodotti declinati per le diverse occasioni  latte, bevande vegetali a base di soia, o avena o riso, fette biscottate, pasta …

 

La nuova proposta di piatti pronti di gastronomia comprende quattro tipi di burger, il tofu e il seitan. Tutti sono composti da ingredienti 100% vegetali  provenienti da agricoltura biologica.

 

burger carrefour bioQuesta linea si fregia di essere anche interessante sul versante del prezzo tanto che nel sito si parla di “certificate anche nel prezzo e nel gusto!”. Il costo riportato  sul da cartellino (non in promozione) indica che una porzione costa 1,53 euro. Stiamo però parlando però di una quantità piuttosto risicata, inferiore ai 100 grammi. Se ci si accontenta di una sola porzione  come pietanza, la spesa non è elevata. Nel caso del prodotto  a base di miglio e soia però, come si vede in tabella, l’apporto proteico non è paragonabile a quello della carne di manzo magra che ne contiene 19 grammi, mentre il burger biologico di  Carrefour ne ha solo 7.

 

È evidente che questi prodotti si rivolgono ai consumatori salutisti, attenti all’origine degli ingredienti, che oltre a scegliere biologico sono orientativamente vegetariani. Nel caso specifico siamo di fronte ad una pietanza  adatta anche ad una dieta vegana.

 

Valeria Torazza

tabella burger bio Carrefour

 

Carrefour Bio Burger di Miglio e Soia

 

100g

Per 1 burger (95g)

% GDA

Valore energetico

186 kcal- 772kJ

176 kcal- 734 kJ

8,8

Grassi

g

11,1

10,5

15,0

di cui saturi

g

1,5

1,4

7,0

Carboidrati

g

11,9

11,3

4,2

di cui zuccheri

g

1,3

1,2

1,3

Proteine

g

7,3

6,9

13,8

Fibre alimentari

g

4,4

4,2

16,8

Sodio

g

0,455

0,432

18,0

% GDA: assunzioni di riferimento di un adulto medio (2000 kcal)

 

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, Carrefour.it

La scritta “Bassa Acidità” a caratteri cubitali sulle bottiglie di olio extra vergine è scorretta e va tolta. Lo precisa anche la Repressione Frodi

$
0
0
etichetta olio

Sulle bottiglie di olio extra vergine di oliva si trova la dicitura Bassa Acidità proposta a caratteri cubitali. Secondo il legislatore è scorretta.

Sugli scaffali dei supermercati si trovano spesso bottiglie di olio extra vergine di oliva con la scritta Bassa Acidità proposta a caratteri cubitali. Si tratta di una dizione vietata da un regolamento europeo e considerata “fuorviante per il consumatore” perchè, come scrivono in burocratese a Bruxelles, “fuori contesto induce erroneamente a creare una scala di qualità assoluta… in quanto questo criterio corrisponde ad un valore qualitativo unicamente nell’ambito delle altre caratteristiche dell’olio d’oliva considerato…”. La norma vieta la presenza di questa scritta sull’etichetta, ma nonostante ciò gli esperti di marketing e pubblicità continuano a costruire campagne promozionali basate proprio sulla bassa acidità per invogliare all’acquisto.

 

Ma cos’è l’acidità libera di un olio? Come si misura? Come viene percepita dal consumatore?

 

Premesso che una volta il valore massimo di acidità per l’olio extra vergine d’oliva era l’1% (mentre adesso è stato ridotto allo 0,8%) per capire meglio la questione, bisogna dire che stiamo parlando di un condimento composto al 98-99% da trigliceridi (molecole ottenute dall’abbinamento tra glicerina e acidi grassi). Una piccola parte di questi acidi grassi non è legata alla glicerina, ed è proprio questa frazione che determina l’acidità. L’acidità nell’olio aumenta quando le olive sono danneggiate, oppure risultano infestate da alcuni insetti oppure vengono portate al palmento dopo alcuni giorni dalla raccolta. Per questa ragione un olio con bassa  acidità (inferiore all’1%) è sempre stato considerato un prodotto eccellente ottenute da olive sane.

 

olive pianta

Da almeno vent’anni il miglioramento delle tecniche di coltivazione e di estrazione consente di produrre olio con acidità libera inferiore ai parametri di legge

L‘innovazione è andata avanti e da almeno vent’anni il miglioramento delle tecniche di coltivazione e di estrazione consente di produrre oli con acidità libere inferiori rispetto ai parametri stabiliti dalla legge. Per questo motivo l’indicazione dell’acidità ha perso una parte del significato originario. Per il consumatore non è così. La scritta “Bassa acidità” è ancora vissuta dai consumatori come un indice che attesta la buona qualità dell’olio e per questo molte campagne promozionali la usano per catturare l’attenzione degli acquirenti.

 

L’insistenza delle campagne pubblicitarie basate sulla bassa acidità dell’olio ha disturbato anche l’Unione europea che nel 2002 (ndr Reg. 1019/02 poi modificato dal 29/2012) ha vietato l’utilizzo di questo concetto come strumento di marketing, se non accompagnato da altri parametri chimici che, nell’insieme, forniscono un profilo qualitativo dell’extra vergine in bottiglia. In particolare gli altri valori che il legislatore ha voluto venissero inseriti in etichetta sono tre: numero dei perossidi, indice spettrofotometrico e cere. Tutti sono correlati con la genuinità e la freschezza dell’olio.

 

Nonostante la legge comunitaria abbia più di dieci anni di vita resistono sugli scaffali del supermercato (vedi foto a sx) diverse bottiglie con la dicitura Bassa Acidità scritta in caratteri tipografici cubitali. Alcune aziende hanno addirittura registrato loghi e marchi con all’interno la scritta. Uno stop è arrivato recentemente da un parere della Repressione Frodi, l’autorità del Ministero delle politiche agricole che si occupa di vigilare sulle contraffazioni e adulterazioni alimentari.

 

olio de cecco bassa acidita-1

SAGRA-Extrav-ORO-BASSA

La dicitura Bassa Acidità scritta in caratteri tipografici cubitali è scorretta

In particolare il testo sottolinea che “l’articolo in questione (ndr art 5 lettera d regolamento 29/2012) non sembra derogare l’utilizzo nel dispositivo di etichettatura di marchi contenenti un riferimento all’acidità e, pertanto, devono essere considerati un mero riferimento che implica il rispetto della predetta disposizione comunitaria”. La dicitura Bassa Acidità era e resta, dunque fuorilegge se non accompagnata dagli altri parametri chimici citati in precedenza. C’è di più. Anche se l’olio riporta i valori  richiesti, la scritta Bassa Acidità può essere riportata sull’etichetta ma deve avere gli stessi caratteri tipografici delle altre indicazioni chimiche ed essere nello stesso campo visivo. Stop quindi alla scritta a caratteri tipografici giganti a fianco del logo.

 

analisi olio

Valutare un olio solo sulla base dell’acidità è come basarsi sul solo grado alcolico per l’acquisto del vino

D’altronde valutare un olio solo sulla base dell’acidità è come basarsi sul solo grado alcolico per l’acquisto del vino. Nessuno pensa che una bottiglia con grado alcolico 13 sia migliore di quella con grado alcolico 12,5. La scelta deve basarsi su altri fattori. Lo stesso dovrebbe valere per l’acidità dell’olio che, tanto per sfatare un altro mito, non si può avvertire in bocca. La sensazione di piccante o di pungente che si avverte, specie nel prodotto di fresca spremitura, non dipende infatti dall’acidità. Un olio molto piccante non è necessariamente molto acido: contiene invece molti polifenoli, antiossidanti dall’alto valore salutistico. Sono infatti queste molecole a dare la sensazione di piccante, e anche di amaro, all’extra vergine.

 

Alberto Grimelli

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com

Ponti propone peperoni, carciofi e pomodori in vasetti dove l’olio viene sostituito da addensanti. Diminuiscono prezzi e calorie

$
0
0

funghi sottacetoPonti, azienda leader nel settore delle verdure sott’olio e sottaceto, ha introdotto nell’assortimento una gamma di prodotti con poche calorie e senza olio cercando così di catturare  le simpatie dei consumatori più attenti alla linea.  Si tratta di Zero Olio, una linea di contorni vegetali che anziché essere sottolio, sono immersi in una salsa “più leggera”.  La gamma comprende quattro gusti: Peperoni Grigliati ai Profumi dell’Orto, Carciofi Pepe e Limone, Pomodori Essiccati ai Profumi dell’Orto e Funghi Prataioli Grigliati. La novità è che nella lista degli ingredienti non si trovano tracce di olio o di altri grassi.

 

ponti-zeroOlio-peperoniLa nuova formula utilizza  alcuni ingredienti non utilizzati nelle preparazioni casalinghe. Si tratta delle maltodestrine di mais e di patate oltre alla  gomma xantano. Le maltodestrine sono ricavate  dagli amidi attraverso un processo di idrolisi, e vengono impiegate nell’industria alimentare come addensanti, fonti di energia e in sostituzione di alcuni grassi. La gomma xantano (in etichetta in altri casi è indicata con la sigla E415) è una fibra alimentare con un elevato potere addensante. Viene usata anche per dare “collosità” alle farine senza glutine. Si tratta di un polisaccaride ottenuto tramite fermentazione batterica dell’amido di mais. Questi nuovi elementi insieme all’aggiunta di aceto, zucchero, sale, spezie e aromi dovrebbero regalare più gusto rispetto ai classici prodotti light e “sostituire” l’olio.

 

Considerando i Carciofi Pepe e Limone il prezzo non è elevato (noi abbiamo trovato i vasetti a 3,95 euro a confezione). Volendo fare un confronto di listio  con i carciofini  tradizionali all’olio di girasole sempre firmati Ponti  emerge che la nuova linea Zero Olio costa 8 euro in meno al kg (prezzi di Esselungaacasa.it).

L’ultima nota riguarda i pochi dati riportati nelle tabelle nutrizionali, dove mancano i valori relativi a zuccheri, fibre e sodio.

Valeria Torazza

tab-ponti-zeroOlio-2013

© Riproduzione riservata

Foto: Photos.com, Pontizero.com

Viewing all 1575 articles
Browse latest View live